Tappa 1 - Renecón
Dal nucleo storico di San Rocco si raggiunge la prima tappa: un ricco spiazzo dove prospera un bosco di querce, ai cui piedi filtra molta luce per cui il suolo è ricoperto di numerose specie erbacee.
A sud c'è un basso muretto che separava l'abitato dal terreno un tempo coltivato a segale e durante la Seconda guerra mondiale a patate.
Tappa 2 - Riaa di Credee
Piccolo avvallamento, dove scende il Riaa di Credee, sulle rive del quale cresce vegetazione ad alto fusto esigente di acqua e di suolo ricco di sostanze nutritive. La presenza dell'acqua è determinante per il rivestimento vegetativo della fascia di terreno di prossimità del riale.
Anche qui si possono osservare i muri che testimoniano la presenza di terrazzamenti per la coltivazione della segale.
Tappa 3 - Selva castanile
Sul ripido pendio un tempo il castagno era coltivato a palina, ossia veniva tagliato al piedi ogni 10-15 anni per ottenere pali.
Tipica di questi boschi è la ghiandaia, individuabile dal caratteristico grido e dalle penne bianco-azzurre.
In momenti diversi si lasciano sorprendere scoiattoli e altri roditori. Da tracce, in questa e in altre stazioni, si può scoprire dove è passato il tasso.
Tappa 4 - Bollettina lunga
Vicino a questo stagno si possono osservare diversi animali, tra cui la rana rossa, la biscia dal collare, la libellula e la geometra delle betulle e se si è fortunati anche volpi e caprioli.
Tappa 4 bis - Nucleo medievale di Arcegno
Da questa tappa è possibile fare una deviazione verso Arcegno per visitare il suo compatto nucleo medievale e la chiesa di origine trecentesca consacrata a Sant'Antonio Abate.
Tappa 5 - La Strada dei Polacchi, la Capella e la Grotta dei Pagani
Il sentiero nei pressi delle ultime case del Campo Pestalozzi si incrocia con la Strada dei Polacchi. Ideata come strada forestale-tagliafuoco, è stata iniziata dai soldati polacchi e ucraini nel 1941. Lo stemma della Polonia, scolpito nella roccia viva circa 50 metri più avanti, testimonia l'impegno di questi soldati durante la Seconda guerra mondiale. La strada è stata poi completata fino a Golino, la pianeggiante frazione di Centovalli, sulle sponde della Melezza.
Da questo punto, particolarmente suggestivo per la presenza di uno stagno, si può ammirare l'imponente masso erratico, che il ghiacciaio ha trasportato a una consideravole distanza dal luogo di origine e abbandonato sulla cima della grande parete rocciosa del Limidaa.
Sotto la strada c'è la Cappella della Madonna del Carmelo con porticato, dove sostavano gli agricoltori di Losone, quando si recavano sui Monti di Ruino e Dartore.
Proseguendo oltre si apre la radura del Prato delle Streghe. Sulla sinistra, si può fare una piccola deviazione salendo sulle prime pendici del Monte Ruino, dove si può visitare la Grotta dei Pagani.
Tappa 6 – Limidaa, punto panoramico Sud
La sommità di una delle più scenografiche colline del Locarnese si ha una panoramica di 360° che si estende dal Lago Maggiore, alla Corona dei Pinci, alle montagne che sovrastano Terre di Pedemonte e il Monte Bré.
Su questa collina, il più esteso e bel paesaggio glaciale della Svizzera a pochi passi da un centro urbano, si possono osservare tracce del passaggio dei ghiacciai.
Tappa 7 - Promontorio roccioso, punto panoramico Nord
Su questo promontorio roccioso si possono ammirare la pianura di Losone e, sulla sponda sinistra del fiume Melezza, Terre di Pedemonte con i suoi villaggi di Cavigliano, Verscio e Tegna e oltre la Valle Onsernone.
Tappa 8 - Fustaia dei Fringuelli
Fitto bosco di betulle, frassini, ciliegi, castagni e biancospini oltre il quale, sul ciglio di un torrente, domina maestoso un antico faggio, dimora prediletta di molte creature dei boschi, tra cui i fringuelli.
Tappa 9 - Valle da Cóser
Percorrendo questa valle ci si imbatte nella Sassaia di Casotto, una vecchia cava di pietre per le piode usate per la copertura dei tetti dei rustici tradizionali.
Oltre la sassaia si arriva all'Acquedotto del Casotto, un bacino di accumulo per captare l’acqua della sorgente che serviva e serve ancora ad alimentare le fontane pubbliche del nucleo storico di San Giorgio.
In passato la distribuzione dell’acqua potabile non arrivava in ogni casa e la gente doveva recarsi a queste fontane per rifornirsi.
Tappa 10 - Bolla dell'Orói
Questo stagno è una delle diverse bolle che punteggiano la Collina di Maia. Questi stagni devono il loro nome alle bolle di gas che affiorano in superficie a causa della decomposizione, dovuta dai batteri, delle foglie depositate sul fondo.
Tappa 11 - Rocce insubriche
Anche in questa tappa sono visibili i segni lasciati dal passaggio, in tempi remoti, del ghiacciaio come la superficie levigata con striature.
Grazie al caldo clima mediterraneo vi crescono timo, ginepri, ginestre e anche il cisto femmina che in Svizzera è presente solo nel Locarnese.
Tappa 12 - Bolla della Crosa
La torbiera della Crosa si è formata sul fondo dell’avvallamento di due dossi montuosi. Ai lati della torbiera cresce la felce florida, una specie protetta, che in Svizzera cresce solo in Ticino.
Nei mesi estivi i più fortunati posso imbattersi nel Colubro di Esculapio, una lunga e innoqua biscia.
Tappa 13 - Bosco terrazzato
L’ultima tappa sorge su una morena, formata da depositi di detriti convogliati dal ghiacciaio.
I muretti a secco e i terrazzi sono la traccia dell’intervento umano sulla natura in epoche passate per la coltivazione.
Il sentiero completo è lungo 5'880 metri, ma è possibile visitare il Parco di Maia, facendo riferimento a percorsi alternativi ridotti.