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La cocciniglia dai filamenti cotonosi minaccia gli alberi ticinesi

Aceri, ciliegi, magnolie e tante altre piante locali devono essere protette da un nuovo insetto asiatico.

Dopo il coleottero giapponese un altro aggressivo parassita dall’Asia orientale sta mettendo in pericolo la vegetazione locale.

 

Lo scorso anno è stata accertata la presenza della cocciniglia dai filamenti cotonosi (Takahashia japoniça) in alcuni Comuni del Ticino meridionale e a Brissago.

 

Quest’insetto attacca diverse piante che crescono in Europa, anche di elevato valore ornamentale. In caso di forte infestazione la cocciniglia asiatica può provocare il disseccamento di foglie, giovani rami e gemme.

 

Quali piante sono a rischio?

La polifagia di quest'organismo si estende a diversi alberi particolarmente diffusi sul territorio cantonale come alcune specie di aceri (Acer sp.) e di liquidambar (in particolare Liquidambar styraciflua), alcune Ulmacee, come l'olmo campestre (Ulmus minor), quello giapponese (Zelkova serrata) e il bagolaro, compresa la specie orientale (Celtis sinesis).

 

Tra le piante ospiti troviamo anche le Betulacee come il carpino (in part. Carpinus betulus), l'ontano (in part. Alnus japonica), le Rosaceeae come il cotogno (Cydonia oblonga) e il ciliegio da fiore (Prunus cerasifera), le Ebenaceae come il cachi (Dyospyros kaki) e le Fabacee come l'albizia (Albizia julibrissin), l'albero di Giuda (Cercis siliquastrum), e la sofora (Sophora japonica).

In letteratura sono segnalati attacchi anche su noce (Juglans regia), magnolia (in particolare Magnolia obovata), salice (in part. Salix japonica çhaenomeloides) e vite giapponese (Parthenocissus tricuspidata).

 

Benché non sia un organismo nocivo né per l’essere umano né per gli animali, un attacco massiccio può rappresentare una minaccia per le piante colpite, in quanto vengono indebolite e rapidamente debilitate.

 

Come si diffonde?

Questa cocciniglia asiatica compie una generazione all'anno. Tra fine aprile e maggio le femmine adulte producono degli ovisacchi a forma di anello, di colore bianco e lunghi da 4 a 5 cm.

 

Ciascuno può contenere più di mille uova dalle quali, verso l'inizio di giugno, fuoriescono gli stadi giovanili (neanidi) che migrano sulla parte inferiore delle foglie nutrendosi della linfa.

 

Tra settembre e ottobre le neanidi di secondo stadio si spostano sui rami per svernare. Nella primavera dell'anno successivo le neanidi riprendono la loro attività e, a sviluppo completato, le femmine cominciano a produrre gli ovisacchi.

 

Che cosa si deve fare?

Vista la sua capacità di diffondersi in maniera estremamente rapida il Servizio fitosanitario cantonale fornisce alcuni consigli per la sua gestione.


1. Monitoraggio:

fare un controllo accurato delle potenziali piante ospite sopracitate, soprattutto da metà aprile a metà maggio, in cerca dei tipici ovisacchi.

 

2. Segnalazione:

in caso di ritrovamenti sospetti, contattare il Servizio fitosanitario allegando una foto e indicando il luogo esatto del ritrovamento. E-mail di contatto: servizio.fitosanitario@ti.ch.

 

3. Lotta:

Primavera: potare tutti i rami che presentano ovisacchi. Smaltire il materiale di risulta nei rifiuti solidi urbani (non portare il materiale in un centro di compostaggio!). Questo intervento è da effettuare al più tardi a metà maggio, entro la schiusa delle uova.

 

Inverno: eseguire un trattamento entro metà marzo con olio invernale a base di paraffina sulle piante colpite la primavera precedente. L'olio andrà a ricoprire l'intera superficie della pianta e soffocherà così le eventuali neanidi sopravvissute che svernano nelle anfrattuosità della corteccia.

 

Foto: La Takahashia japonica a Brissago, 02.05.2023.

Mercoledì 13 Marzo 2024Ritorna

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