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"A mano a mano": un cammino pedagogico delle politiche giovanili

Il Comune di Losone ha potenziato le sue politiche giovanili, avviando un progetto pedagogico che mette al centro l’esperienza dei più giovani.

“Un re ricevette in regalo due piccoli falchi, i quali li consegnò ad un maestro falconiere per la loro formazione.


Dopo alcuni mesi, l’istruttore avvisò il re che uno dei falchi era stato educato in maniera perfetta, ma non sapeva cosa stesse accadendo all’altro. Da quando era arrivato alla dimora reale il falco non si era ancora mosso dal ramo.


Furono convocati dal re, guaritori, maghi, sacerdoti, ma nessuno di loro riuscì a far spiccare il volo a quel piccolo falco. Una situazione apparentemente inusuale, che magicamente migliorò quando la mattina seguente, il piccolo falco venne avvistato librarsi nel cielo blu di quella giornata.


– Portatemi il responsabile di questo miracolo – ordinò il sovrano.

 

Davanti al re comparve un semplice contadino, una persona dalle fattezze innocenti che tuttavia sembrava mostrare molta saggezza.

 

Incuriosito il re gli chiese:
– Come sei riuscito a far volare il falco? Sei per caso un mago?

 

– Non è stato difficile mio signore - spiegò il contadino – ho semplicemente tagliato il ramo su cui era poggiato il piccolo falco. Solo allora l’uccello si è reso conto che aveva le ali.”

 

Politiche giovanili

Forse siamo poco abituati a confrontarci con piccole storie che mettono in discussione, secondo uno schema umoristico, il modo con cui vediamo il mondo.

 

Magari non siamo abituati a pensare alla pedagogia come un modo per vivere bellezza e felicità. Sicuramente abbiamo il sentore o la percezione che molto nel mondo giovanile può essere investito al fine di portare questi fondamentali dell’esperienza umana.

 

Il Comune di Losone ha deciso dal 2022 di investire, potenziando ulteriormente, nelle politiche giovanili per concretizzare proprio un percorso pedagogico che si possa inserire in una più ampia visione politica del territorio e delle persone che lo vivono.

 

In questo contesto la squadra di ‘A mano a mano’, che oltre a richiamare una canzone a noi molto cara, indica un atteggiamento di empatia alla base di un progetto pedagogico sociale che possa rispondere a bisogni reali presenti sul territorio del Comune in dialogo con tutta la regione e le molteplici proposte e offerte.

 

In un periodo in cui, educatori, animatrici e pedagogisti lavorano a fianco con le istituzioni cantonali per contribuire alla presentazione di una nuova ‘legge giovani’, a sostegno di tante belle attività che rendono il servizio sempre più variegato e interessante, Losone ha deciso di assecondare una contemporanea proposta socio-educativa di politiche giovanili.

 

A mano a mano

Il lavoro di gruppo ha portato da luglio 2022, e continua a contribuire, una visione di intenti e al contempo un’osservazione della realtà relativa a tre aspetti dell’esperienza della gioventù losonese.

 

Questo ha prodotto, in linea con le politiche giovanili cantonali, un progetto pedagogico comunale che vedrà la sua prima definizione durante il 2023, nonostante sia già iniziato in molte sue parti, e verrà messo in discussione e in evoluzione ogni 3 anni su base esperienziale e valutativa.

 

La struttura pedagogica di ‘A mano a mano’ vede in primo luogo quattro pilastri relazionali:

  • i giovani dai 4 ai 25 anni,
  • le famiglie,
  • i collaboratori e le collaboratrici trasversali nel mondo giovanile
  • e il team delle politiche giovanili.

Le attrici e gli attori delle politiche giovanili sono e restano i giovani. Questa ovvietà spesso viene oscurata dalle certezze e dalle convinzioni, a volte ideologiche, di chi pensa di sostituirsi al giovane nel suo ruolo e nella sua percezione.

 

Resta importante che ogni ruolo e ogni persona venga ascoltata nell’ambito della sua esperienza diretta e quella dei giovani è l’esperienza più diretta di tutte. Uno sguardo verso un mondo osservato da un punto di vista veramente particolare e privilegiato: l’attrice o l’attore dei bisogni concreti.

 

Gli altri collaboratori e collaboratrici sono adulti e con tale atteggiamento si devono porre di fronte alla visione pedagogico-sociale. Rispettare il proprio ruolo, essere coerenti con le proprie idee e lasciare che esse vengano interrogate dalle opinioni altrui è l’atteggiamento che mette famiglie, collaboratori trasversali e noi della squadra delle politiche giovanili di fronte ad un coerente atteggiamento di virtù che le ragazze e i ragazzi possono davvero riconoscere e con cui devono misurarsi.

 

In concreto…

Progetti educativi nelle scuole elementari, durante le ore di scuola o nel doposcuola, portano l’esperienza di conoscenza e di vicinanza delle bambine e dei bambini con gli educatori in modo da costruire un legame che poi diviene quel “porto sicuro” (Bowlby 1982) durante l’avventurosa adolescenza.

 

Il centro giovanile che, pur mantenendo una natura di ludica relazione sociale, sottoposta ad osservazione ed intervento pedagogico puntuale, vuole portare elementi chiari di progetti vari:

  • Sviluppare un welfare culturale dove poter rispondere ad esigenze comunicative delle ragazze e dei ragazzi di fronte a tematiche varie e legate ai grandi temi: pensiamo all’Agenda 2030 dell’ONU come altri valori della pedagogia positiva o delle grandi tradizioni. Gli interventi vogliono vedere i giovani inventare e sviluppare progetti artistici pratici per rispondere e riflettere su queste tematiche.
  • Lavorare in piccoli laboratori di competenza pratica dove le ragazze e i ragazzi possono condividere passioni personali o farsi coinvolgere da giovani adulti.
  • Mostrare questi lavori attraverso i media o in mostre e spettacoli dedicati.
  • Sviluppare una cultura generale in occasioni anche mirate: concerti di musica classica al LAC (Lugano Arte e Cultura), spettacoli di teatro sia locali che internazionali, visita di mostre d’arte come di altro, cinematografia prima, durante e dopo il Locarno Film Festival, ecc.
  • Acquisire una cultura sociale differente partendo dalle Assemblee giovanili e sperimentare nuove forme di comunicazione, come la comunicazione non violenta, e di strutturazione comunitaria, come il consenso sistemico e l’educazione alla felicità individuale e collettiva.
  • Immaginare un sociale, strutturato e ben funzionante, fatto di persone vere, vive e libere.

Il progetto 16.25 vuole aprire la possibilità ad un dialogo con le ragazze e i ragazzi dai 16 ai 25 anni. In questa fascia antropologica spesso emergono domande e reali bisogni sociologici che portano interrogativi esistenziali importanti. Forse l’occasione per fermarsi un momento di fronte alla frenesia di esigenze che la società dirige verso i giovani adulti.

 

Magari un’opportunità per comprendere che la chiave della felicità individuale passa attraverso l’identificazione del proprio compito universale, la competenza personale ben riposta o virtù ben sfruttata per adoperare solo alcuni termini che la tradizione ha voluto darci da Aristotele (2000) in avanti per vivere in quella felicità di cui i nostri giovani adulti ormai parlano in termini di esigenza universale.

 

La stanza dell’Ascolto. Un luogo dove incontrarsi a diversi livelli e per svariati motivi sotto il cappello di laboratorio sociale positivo: perché un modo differente di vivere assieme esiste specialmente se ci accorgiamo che il mio attuale non sta funzionando…

 

La stanza delle possibilità. Uno spazio in cui il corpo e l’espressività diviene linguaggio e comunicazione non verbale. L’occasione per fare esperienza di una teatralità umoristica e dialogica che possa liberare il nostro linguaggio interiore e scoprire l’essenziale.

 

Coordinamento delle risorse. Sul territorio ci sono associazioni e persone davvero importanti e ben strutturate che possono dare un supporto professionale e umano a fianco delle istituzioni.

 

A volte, addirittura, una collaborazione posta su diversi aspetti e con realtà molteplici riesce ad essere maggiormente interessante ed attrattiva per tutti. In questo periodo stiamo conoscendo e incontrando associazioni e persone che potranno portare interventi puntuali sia in campo culturale, sportivo e sociale.

 

L’interazione con queste risorse avviene in modo preciso, puntuale e spesso molto personalizzato valorizzando le competenze di persone che si mettono a disposizione per i giovani:

Conclusione

Noi crediamo che sia possibile un incontro tra il mondo sociale e quello educativo che parli la lingua della pedagogia positiva, che lavori sul potenziale di ogni individuo al fine di portare bellezza e felicità nelle nostre vite.

 

Ci impegnamo ad osservare la fenomenologia delle situazioni e delle realtà e, di fronte ad obiettivi pedagogici precisi, portare le occasioni di crescita individuale o collettiva.

 

Forse vogliamo semplicemente dedicare sufficiente tempo per osservare e agire al ramo su cui poggiano i nostri e i piedi di chi ci sta vicino: ma questo volo liberatorio lo vogliamo spiccare?

 

Enea, per il Team politiche giovanili

 

Bibliografia

  • ONU, Agenda 2030.
  • Aristotele (2000). Etica nicomachea. Bompiani
  • Bowlby, J. (1982). Costruzione e rottura dei legami affettivi. Raffaello Cortina Editore.
Martedì 27 Dicembre 2022Ritorna

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